Hubble misura il resto del nostro scontro galattico

00:02:15 15.11.2024

Hubble ha indagato lo scontro galattico più vicino a noi, quello tra la Via Lattea e la Grande Nube di Magellano, anche detta Lmc. Questa è una delle galassie nane più prossime alla Via Lattea, considerata una nostra galassia satellite e con la quale abbiamo una reciproca attrazione gravitazionale.
L’osservatorio spaziale si è concentrato in particolare sull’alone galattico della nostra vicina, che testimonia lo scontro tra le due galassie. L’alone è una regione ricca di gas, stelle e ammassi globulari che circondano ogni galassia a spirale, e si può osservare nella luce ultravioletta. Questa frequenza viene però bloccata dalla nostra atmosfera, non riuscendo così a raggiungere i telescopi a terra. L’osservatorio spaziale Hubble è per questo motivo l’unico in grado di rilevare queste lunghezze d'onda e ha fornito ora la prima misurazione dell’alone galattico della Grande Nube di Magellano.
Il telescopio si è servito di una luce di fondo prodotta da 28 quasar, il tipo più luminoso di nucleo galattico, ed è riuscito a vedere i gas dell’alone della Lmc in modo indiretto, attraverso l'assorbimento della luce di fondo.
Ora sappiamo che questa regione ha un diametro di 50mila anni luce, un rilevamento singolare poiché risulta 10 volte più piccola rispetto agli aloni di altre galassie con pari massa. Ma questo non è un mistero. L’attrazione gravitazionale tra la Via Lattea e la nana Lmc genera una sorta di braccio di ferro che porta la galassia più grande, la nostra, a strappare i gas di quella più debole, con il risultato che la Grande Nube di Magellano sia considerata una galassia ‘sopravvissuta’. Tuttavia la sua massa è tale da riuscire a trattenere sufficiente gas per la formazione di nuove stelle e poiché la galassia ha già superato il suo massimo avvicinamento alla Via Lattea, si prevede che essa manterrà buona parte del suo alone.
Per questo motivo gli scienziati considerano la Grande Nube di Magellano un laboratorio straordinario di astrofisica, grazie al quale si potrebbero comprendere i processi di formazione dell’Universo primordiale in cui le galassie erano molto più vicine tra loro.

Crediti video: Nasa, Esa, Nrao

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