Un ingordo buco nero spiega l’Universo primordiale
Un nuovo passo avanti nella comprensione dei buchi neri è stato fatto grazie al James Webb, il più potente telescopio spaziale mai realizzato.
Mentre gli astronomi stavano mappando un campione di galassie con Chandra, il telescopio a raggi X per eccellenza, si sono imbattuti in un oggetto con un’emissione molto intensa: il buco nero supermassiccio al centro della galassia Lid-568, osservato quando l’Universo aveva appena 1,5 miliardi di anni.
La popolazione di galassie esaminata è molto luminosa nella frequenza dei raggi X, ma invisibile nell'ottico e nel vicino infrarosso. La posizione esatta dello strano buco nero, quindi, non poteva essere determinata solo con queste osservazioni. E così, con gli strumenti di Webb, gli unici in grado di rilevare la luce infrarossa delle prime stelle e galassie, gli astronomi si sono trovati di fronte a una scoperta inaspettata. Lid-568 si nutre di materia a una velocità 40 volte superiore il limite teorico. Questo limite porta il nome del fisico Arthur Eddington ed è correlato alla luminosità massima che un buco nero può raggiungere e alla velocità con cui può assorbire materia. Rientrare nel limite equivale a un equilibrio tra la spinta verso l'interno generata dalla gravità e la pressione verso l'esterno generata dal calore della materia compressa. Una supernova, per esempio, superando il limite di Eddington riporta all’autodistruzione di una stella. Secondo gli studiosi, i potenti deflussi osservati in Lid-568 agiscono come valvola di rilascio per l'energia in eccesso generata dall'accrescimento estremo, impedendo al sistema di diventare troppo instabile.
Capire come questi misteriosi divoratori di mondi siano stati in grado di crescere così tanto e così rapidamente è complesso, ma la scoperta di un super-Eddington suggerisce che buona parte della massa possa derivare da un singolo episodio di alimentazione rapida.
Questa scoperta offre la prima opportunità per spiegare la presenza di buchi neri così pesanti all’inizio dell’Universo. Nuove osservazioni saranno pianificate con Webb.
Crediti video: NoirLab